Sasso Fratino

Sasso Fratino e le faggete vetuste del Parco Nazionale sono da oggi Patrimonio dell’Umanità
 
Le faggete vetuste del Parco Nazionale e la Riserva Integrale di Sasso Fratino entrano a far parte del lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. La decisione è stata presa venerdì 7 luglio a Cracovia durante i lavori della 41^ sessione della Commissione per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che ha deciso di estendere il riconoscimento già attribuito alle faggete dei Carpazi a quelle di altri 10 Paesi europei. Diventano così 12 i Paesi Europei con la presenza di siti naturali di faggete vetuste iscritti al Patrimonio mondiale: Italia, Austria, Belgio, Slovenia, Spagna, Albania, Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia e Ucraina.
Il sito, ora denominato “Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe”,  nasce nel 2007 dieci faggete dei Carpazi, tra Slovacchia e Ucraina quando ricevettoro il riconoscimento, sotto la denominazione unica “Primeval Beech Forests of the Carpathians”.  A queste nel 2011 sono state aggiunte 5 faggete vetuste tedesche, con la precisa indicazione dell’UNESCO di procedere l'ampliamento del Sito ad altre nazioni europee. A seguito di questa indicazione è stato avviato nel 2013 un processo per elaborare entro il 2015 una proposta congiunta di tutti gli altri paesi europei, al fine di includere nella rete le faggete vetuste degli altri paesi europei. Il processo è stato coordinato dall’Austria, come paese capofila, e coordinato a livello Italiano dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai professori Gianluca Piovesan e Alfredo Di Filippo dell'Università della Tuscia.
L’area designata per il Parco Nazionale comprende la Riserva Integrale di Sasso Fratino, prima Riserva Integrale istituita in Italia nel 1959 in gestione al Reparto Carabinieri Biodiversità di Pratovecchio, per un totale di circa 782 ha e una vasta area circostante pari a circa 6.942 ha, per un totale di circa 7.724,28 ha, comprendente le Riserve Biogenetiche Casentinesi e altre aree all’interno del Parco Nazionale. Il sito rappresenta quindi complessivamente il sito di maggiori dimensioni tra quelli designati in Italia e rappresenta uno dei più estesi complessi forestali vetusti d’Europa. Come è noto l'accesso a Sasso Fratino è interdetto, mentre l'area circostante, comprendente anch'essa tratti di foreste vetuste di notevole valore ed estensione e anch'essa oggetto del riconoscimento UNESCO, è accessibile tramite la rete sentieristica del Parco Nazionale.
Il processo selettivo delle componenti del sito seriale è stato infatti lungo e guidato da esperti scientifici a livello europeo, scaturendo dai risultati di molti anni di ricerche scientifiche. L’approccio usato è stato quello di scegliere i siti migliori (“Best of the best”) per importanza ecologica e conservazionistica, mantenendo al tempo stesso i migliori livelli di protezione (i.e. riserve integrali in parchi nazionali). Sasso Fratino e le faggete vetuste del Parco Nazionale sono state a questo scopo oggetto di approfondite indagini coordinate dall’Ente Parco e dal Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Pratovecchio e realizzate dall’Università della Tuscia. E’ grazie alla collaorazione tra i diversi soggetti coinvolti che si è giunti alla scoperta di faggi vecchi di oltre 500 anni, coetanei dei faggi ritrovati in Abruzzo e tra i più antichi d’Europa, che fa entrare Sasso Fratino nella top 10 delle foreste decidue più antiche di tutto l’Emisfero Nord. Questi faggi sono quindi coevi di Cristoforo Colombo e Leonardo da Vinci e al limite della longevità per le latifoglie decidue.
Il peso delle faggete italiane all’interno del sito seriale è dovuto all’unicità che esse rivestono a livello continentale: nel nostro Paese, infatti, sono presenti i faggi più vecchi d’Europa (600 anni), con un patrimonio diffuso sul territorio nazionale di alberi vetusti che superano 400-500 anni di età. Alcune delle nostre faggete, sebbene non provviste della stessa estensione spaziale, eguagliano in naturalità le faggete primarie dei Carpazi. Il nostro Paese ospita inoltre le componenti più meridionali del sito seriale, in aree che hanno rappresentato uno dei più importanti rifugi glaciali per la specie, e che ospitano genotipi unici, adattati a climi caldo-aridi (la cui conservazione è cruciale per comprendere l’adattamento all’attuale cambiamento climatico). Infine, alcune delle nostre faggete si distinguono a livello europeo per ospitare faggi tra i più alti d’Europa (45-50 m di altezza), e tra le faggete a maggior biodiversità arborea.
In questa rete transnazionale, a fianco del valore naturale, il faggio rappresenta una specie dall’alto valore simbolico e culturale, storicamente legata allo sviluppo dei popoli europei (l’etimologia del nome si riferisce ai frutti eduli, “phagein” ossia “mangiare” in greco; in inglese e tedesco “beech” e “buchen” si riferiscono alla parola “book”). Il faggio, con la sua ampia distribuzione, copre larga parte del territorio europeo, divenendo così un ecosistema dal valore simbolico per le politiche ambientali transnazionali. A livello locale, l’alto valore simbolico, storico e culturale di queste foreste è testimoniato dall’importanza a loro riconosciuta dalle popolazioni locali, che le hanno rispettate e conservate anche attraverso periodi storici meno fortunati (p.e. due guerre mondiali) e climatiche, fino a consegnarle a noi. Non a caso, tra i siti italiani proposti ricadono il più antico Parco Nazionale d’Italia (PN Abruzzo) e la prima Riserva Integrale d’Italia (Sasso Fratino nel PN Foreste Casentinesi, istituita nel 1959).