Alfero

Questa meravigliosa vallata era praticata già nel Neolitico. Appartenne agli Umbri, agli Etruschi, e, passaggio obbligato delle legioni romane, fece parte di quell’impero nel 266 a.C.. Nel 542 d.C. fu invasa dalle orde barbare di Totila, re dei Goti; nel 560 fece parte dell’Impero di Bisanzio, divenendo poi nel 603 proprietà privilegiata dei Longobardi, passando quindi ai Franchi ed alla Chiesa con Pipino il Breve. Nel secolo IX sorsero i castelli di Alfero (ancora visibile), Montepetroso, Rocchetta e Corneto (regno di Uguccione della Faggiola), ricchi di fascino e di storia. Nel 1090 fu possesso del monastero della Cella: dal 1250 fu privilegio del visconte Aguselli di Cesena e nel 1300 sopportò le angherie di Guglielmo Novello dei conti Guidi. Nel 1500 la natura inclemente sconvolse l'abitato con un'immensa frana e nel 1527 questo territorio fu calpestato dalla ferocia dei Lanzichenecchi. Nei secoli successivi fece parte del Granducato di Toscana e dello Stato Pontificio, ed è ancora presente il cippo di confine tra i due regni, nei pressi dell'antica chiesa di Sant'Andrea. Alla fine della prima guerra mondiale, Alfero era ancora sotto la provincia di Firenze, ma per poco: infatti Mussolini, dopo qualche anno, passò l’intera zona appenninica alla provincia di Forlì entrando a far parte della Romagna. Il 18 luglio 1926 Italo Balbo visitò il Monte Fumaiolo e la sorgente del Tevere, il fiume “sacro ai destini di Roma”.

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